Storytelling e sceneggiatura di un video - la piramide di Freytag

Quando si parlare di storytelling aziendale, o si deve scrivere la sceneggiatura o il testo di un video, è interessante capire quale sia la ragione per cui alcune storie sono percepite come “belle”, altre meno.

Questo vale per tutti i racconti, siano libri, video produzioni, film, opere di prosa in teatro. Si tratta di un meccanismo attuale che vale anche (e forse soprattutto) per le video produzioni e le presentazioni di prodotto. O per e web series e i video per i canali social con cui le aziende tendono a cercare di attrarre possibili interlocutori e clienti

Una storia ben congegnata, che funziona, riesce a catturare l’interesse del pubblico mentre diverte e informa. Prima di addentrarsi nell’argomento è utile leggere questo articolo sullo storytelling aziendale

Non deve stupire che possa esistere una formula che descrive la struttura di molti racconti: la piramide di Freytag.

Nelle prossime righe tenteremo di mostrare come scrivere storie avvincenti usando tecniche di struttura drammatica collaudate nel tempo. Gli sceneggiatori di video racconti per il grande o il piccolo schermo lo utilizzano spesso. Questa tipo di struttura classica promette grandi successi in termini economici.

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piramide di Freytag

Le origini dello storytelling: dalla parola al teatro, alla lettura la video

Prima di addentrarci nel vivo della narrazione e dello storytelling è importante fare un rapido excursus storico. Le prime storie venivano trasmesse e raccontate oralmente. Nel corso di riunioni e incontri comunitari, gli uomini e le donne raccontavano storie allo scopo di trasferire conoscenza ed esperienza.

La condivisione di aneddoti ha permesso il trasferimento di informazioni da una generazione all’altra creando in questo modo una memoria storica comunitaria. Alcuni esempi di conoscenze risultano fondamentali per la salvaguardia della comunità.

Ad esempio i luoghi dove trovare cibo o le strategie per evitare animali predatori.
Il filosofo greco Aristotele ipotizzò che una buona narrazione fosse composta da tre parti distinte: l’inizio, la parte centrale e la fine.

Questa visione tripartita della narrazione ha predominato fino a quando il poeta romano Orazio promosse nella sua opera Ars Poetica, una struttura in 5 atti.

Molto prima della stampa, i narratori trovarono un modo per raggiungere un pubblico più vasto: era il palcoscenico del teatro. In questa cornice, gruppi di persone si riunivano per godersi lo spettacolo. Con l’invenzione della stampa, la narrazione è diventata più accessibile. E comunque più distribuibile.

A differenza della rappresentazione teatrale, la lettura di un libro non richiede che più persone si riuniscano in un teatro o in un luogo fisico. Con l’avvento del media il teatro ha trovato una nuova vita e un nuovo significato. E con la diffusione dei video, sui canali televisivi prima e con la migrazione digitale ora, i numeri sono aumentati in modo esponenziale.

Basti pensare ai video, più o meno virali, diffusi sui canali sociali

La storia della piramide di Freytag

Gustav Freytag (1816-1895) analizzò il modello di dramma shakespeariano e quello della Antica Grecia arrivando a sviluppare un modello basato sull’esame della struttura.

Il modello fu proposto per la prima volta nel libro Die Technik des Dramas nel 1863, si diffuse con il nome di Piramide di Freytag. Il concetto di struttura drammatica è noto anche come Triangolo o Arco drammatico di Freytag.

Freytag scoprì che le commedie erano suddivise in cinque componenti consecutive:

  • esposizione
  • azione ascendente
  •  climax
  •  azione discendente
  • scioglimento.

In uno spettacolo teatrale, queste parti spesso diventano i cinque atti che compongono la produzione.

La piramide di Freytag e le video produzioni

Anche se l’analisi di Freytag si applicava principalmente al dramma antico, il modello può essere implementato nella televisione e nelle produzioni video, cinematografiche o televisive che siano.

Tuttavia, raramente le parti individuate da Freytag sono chiaramente distinguibili nel corso della visione dei video finali. In effetti la piramide di Freytag è presente in tutte le sceneggiature, anche nelle video presentazioni e nei video aziendali, ma risulta più riconoscibile nei luongometraggi.

Va poi detto che in un contesto digitale, spesso si predilige al termine del video il classico “invito all’azione“. Al proposito, nell’ambito della promozione di aziende, è utile questo articolo che spiega in 8 punti come realizzare una presentazione aziendale

La piramide di Freytag: una formula classica

A differenza della rappresentazione teatrale, il video offre una tecnologia che aggiunge nuovi strumenti utili alla narrazione.

Un flashback istantaneo dell’infanzia è semplice da inserire grazie all’editing video, ma è più difficile da realizzare sul palcoscenico di un teatro o nelle narrazioni dal vivo.

Grazie al green screen è possibile modificare la location passando dalla spiaggia, alle montagne, alla giungla. 

Sono tecnologie che offrono ai registi moderni gli strumenti per riadattare il modello rigido di Freytag a strutture narrative meno stereotipate.

Che si tratti di un film di successo di Hollywood o di una produzione finalizzata alla pubblicazione sui social media, la formula per raccontare una storia drammatica accattivante e coinvolgente è simile.

L’unico modo per verificare l’efficacia del modello narrativo di Freytag è quello di sperimentarlo in prima persona.

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I cinque atti della piramide di Freytag

Atto 1: Esposizione

La fase di “esposizione” permette di aggiornare e informare i fruitori del video in merito ad elementi fondamentali per la comprensione della storia. Consente di introdurre il protagonista e altri personaggi principali, l’ambientazione geografica, il tempo nella storia e la premessa generale

 I dettagli omessi accidentalmente potrebbero lasciare il pubblico confuso e di conseguenza rendere il racconto o l’esposizione incomprensibile.
Un esempio di esposizione a visuale unica è presente nella celebre opera La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock. Il film ha la telecamera che si muove nell’appartamento del protagonista. Fornisce agli spettatori i dettagli necessari per comprendere la storia che si sta rivelando presto. Questi dettagli includono il nome e l’occupazione del personaggio e il motivo per cui ha un gesso sulla gamba; introduce molti dei vicini guardando attraverso le finestre posteriori dell’appartamento del protagonista. Tutto ciò avviene prima di pronunciare una singola battuta.

Un altro modo di utilizzare le tecniche della scena espositiva è l’uso della voce narrante fuori campo. Questa fornisce agli spettatori importanti anticipazioni e rivelazioni relativamente ai retroscena. Un esempio eccezionale di voce narrante è nel film Forrest Gump.

Atto 2: Azione crescente

Successivamente, come seconda parte fondamentale del modello narrativo di Freytag, si sviluppa “l’azione in ascesa“.
Qui una serie di eventi correlati creano tensione fino arrivare all’apice della piramide.

el film Stand by Me, quattro ragazzi trascorrono il tempo raccontando le proprie storie e leggende.
Sono storie legate al mistero di cui stanno cercando delle prove mentre percorrono il cammino lungo i binari.
Il cammino li condurrà al culmine della narrazione, il ritrovamento del cadavere protagonista del mistero di cui si parla per tutta la durata del film.

Atto 3: Climax o culmine

Il culmine rappresenta il punto di svolta e di massima azione, è in altre parole il momento della verità. Nel film Titanic (1997) il momento culminante è presente, ma i numerosi flashback rendono difficile l’identificazione di tutte le componenti del modello di Freytag.

In La finestra sul cortile, Hitchcock inserisce la fase climax verso la fine del film, riducendo il tempo a disposizione per lo sviluppo delle due fasi successive.

Essendo, l’unico imperativo del modello riferito all’ordine in cui devono essere inserite le cinque parti; il tempismo e la durata rappresentano fattori discrezionali dello sceneggiatore.

Atto 4: Falling Action o azione in caduta

A seguito del “climax“, il modello prescrive l’inserimento della fase di “caduta della azione” nella quale il conflitto viene risolto. Di norma vengono inclusi un paio di momenti finalizzati al disorientamento dello spettatore. In questo modo il pubblico arriva a dubitare dell’esito finale della narrazione.

Per coinvolgere maggiormente il pubblico spesso sono inseriti imprevisti che portino a dubitare del successo da parte degli eroi.
Ad esempio, una momentanea incapacità degli assediati a respingere gli invasori sotto le mura

Atto 5: Dénouement (The End)

Infine, il “dénouement” – una parola francese originale che significa “slegare” – chiude la storia. Nella pellicola Nebraska, Woody, l’anziano protagonista ubriaco, tenta di reclamare il milione di dollari che una falsa lettera di marketing gli promette. L’unico desiderio di Woody è comprare il suo primo camion nuovo e lasciare i soldi per i suoi due figli. Alla fine, il figlio di Woody scambia la sua auto con un camion. Ciò consente a Woody di guidare con orgoglio il nuovo camion lungo la Main Street della sua città natale. Questo è un esempio di lieto fine.

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Giuseppe Galliano Studio
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