Time lapse e Post Produzione
Le agenzie di marketing, e non solo, spesso sono convinte che per avere un buon video in time lapse da impiegare a fini promozionali, ora nel settore edilizio, ora in quello industriale, sia sufficiente scattare una serie di immagini in sequenza, magari per mesi, e poi assemblare in un unico filmato.
Purtroppo, le cose non stanno proprio così. Infatti, girando su Youtube, è facilissimo imbattersi in video in time laspe molto diversi gli uni dagli altri.
Il livello qualitativo delle immagini si è quasi allineato, fatti salvi quegli episodi in cui si usano camere consumer, come le intramontabili GoPro o le Brinno.
Ma la differma sta nel “dopo”, cioè nella post produzione. Che comporta una serie di attività particolarmente onerose e delicate. Ma andiamo per ordine.
Gestioni degli spazi di archiviazione
Questo è il primo ostacolo. Per time lapse di lungo e medio periodo, come quelli nei cantieri, il numero di immagini da scattare per un risultato accettabile è molto elevato. Se si scatta “al risparmio”, cioè poche immagini al giorno, a distanza di ore, il risultato non potrà che essere poco fluido.
Serve, a seconda dei progetti, scattare “parecchio”. Ma questo comporta la presenza di una mole di dati importante, soprattutto se si ragiona su base annua. Per avere un’idea degli spazi richiesti, si può fare riferimento a un articolo dedicato all’ uso dei calcolatori di time lapse. I risultati potranno stupire molti
Tanti dati richiedono non solo grandi spazi di archiviazione (e linee dedicate per trasferirli) ma anche di capienti sistemi di back up per garantirsi nel caso ci fosse qualche rottura
Numero delle camere
Su time lapse di medio e lungo periodo è impensabile operare con un solo punto di vista. Il risultato finale sarebbe da un lato monotono, dall’altro enfatizzerebbe gli inevitabili stacchi temporali.
Questo aspetto porta ad un effetto leva sulle dimensioni degli spazi di archiviazione, che restano sempre nell’ambito dei terabyte
Il montaggio
Montare un video in time lapse non è diverso dall’approccio che si usa su un video tradizionale, a condizione di disporre di più inquadrature. La prima e laboriosa operazione, da fare periodicamente, consiste nel trasformare le immagini scattate in altrettanti video così da avere del materiale di partenza. Ma appunto, di partenza. Infatti, il primo, noioso passo da compiere è eliminare tutti i momenti morti.
Posto che l’obiettivo di un video in time lapse è quello di comprimere il tempo e mostrare l’evoluzione di un risultato, come la costruzione di un edificio o la messa in opera di un macchinario, vanno tagliate accuratamente tutte le pause e le attività che non danno un risultato immediato. E nell’arco di un anno sono moltissime.
Inoltre, non sempre, anzi quasi mai, le operazioni visibili vengono eseguite in modo sequenziale. Questo comporta una ulteriore attività di editing, particolarmente faticosa
Si tratta comunque di un’operazione tipicamente manuale, che difficilmente può essere automatizzata. Ore-uomo insomma
Color correction e grading
Una volta montato il flusso di immagini, queste vanno uniformate tra loro. Si tratta della fase più delicata che spesso i clienti finali ignorano. E purtroppo è la più faticosa e complessa.
Onerosa perché i calcoli da fare sono tanti e delicata perché richiede delle competenze non immediate.
Un time lapse di medio e lungo periodo mostra in 2-3 minuti il lavoro di un anno. Cosa succede? Che si rincorrono spesso vibrazioni dovute al vento, cambi di luce, spazi di colore in una girandola di ombre in movimento.
Per ridurre le immancabili vibrazioni, anche se in presenza di sostegni più che solidi, occorre isolare le parti interessate e procedere a processi di stabilizzazione. Sono gli stessi che si applicano sui video tradizionali che tendono ad allargare l’immagine, portando fuori schermo gli estremi per compensare i movimenti nel centro.
Cromie e differenze di livelli che vanno uniformati per non avere un risultato psichedelico. Per ottenere questo obiettivo ci sono procedure empiriche che si concretizzano in passaggi sequenziali in programmi di color correction e di compositing. Nei quali l’uso di plug in basati sull’intelligenza artificiale può aiutare molto. Un aspetto questo che richiede computer particolarmente performanti perché si tratta per lo più di calcoli in virgola mobile finalizzati a uniformare in gruppi di pochi fotogrammi i livelli di luminosità e colore dei pixel corrispondenti. Calcoli che i plug in più efficienti delegano alle GPU delle schede grafiche
L’ obiettivo di questo flusso di lavoro è raffinare le sequenze in modo graduale per poi riassemblare insieme in una composizione finale.
E’ evidente che le ore-uomo e i tempi macchina si dilatano notevolmente; si arriva alla conclusione che un time lapse professionale non può essere fatto semplicemente mettendo in sequenza tra loro le immagini scattate nell’arco di un anno