Time lapse di cantieri e impianti: come superare le criticità
Se si decide di realizzare un time lapse di un cantiere, cioè un time lapse di lungo periodo, occorre tenere presenti alcuni aspetti cosi da evitare gli errori più comuni. Come fare un time lapse è noto, ma come farlo su tempi lunghi può dare qualche problema
Sono aspetti che le case di produzione che si occupano di riprese video in cantiere conoscono bene
Time lapse a lungo termine e breve termine
La prima insidia è avvicinarsi a un time lapse a lungo termine come se si trattasse di un time lapse a breve termine.
Il time lapse di un cantiere, quindi a lungo termine, richiede un importante lavoro in preproduzione e la presa di coscienza che non si realizza solo un prodotto finito, cioè il video del cantiere in costruzione, ma viene erogato un servizio volto sia al monitoraggio del cantiere stesso che alla pubblicazione periodica, per fini promozionali, dell’avanzamento dei lavori.
Non è poi possibile calcolare a priori nè la durata del video finale, nè il numero di fotografie necessarie. In questo articolo c’è un interessante calcolatore di time lapse che mostra sia lo spazio che il numero di fotogrammi occorrenti per coprire un determinato periodo. Questa è una delle principali valutazioni da fare prima di iniziare la produzione
Più altro è il numero dei fotogrammi e più fluidi saranno i movimenti a condizione di impiegare in post produzione un valore di “frame blending” elevato (la fusione fra fotogrammi), quasi una dissolvenza fra l’uno e l’altro.
La connessione internet e chi opera in cantiere
Se la connessione fra il cantiere e lo studio di produzione è fatta tramite rete mobile, 3G o 4G, conviene scattare foto solo tra i 5 e i 20 minuti, per non esaurire i giga mensili. Ma in linea di massima è meglio stare tra 1 e 3 minuti per ogni scatto.
Inutile dirlo, ma meglio ripeterlo, il sistema, amatoriale, semi professionale o professionale, va testato prima dell’inizio del cantiere. Perchè le variabili in gioco son parecchie: dalla connessione alla velocità di scatto, al salvataggio del file.
E’ fondamentale avere un buon rapporto con chi opera in cantiere e che pilota le piattaforme aeree.
Perchè? Sovente le camere si sporcano per via della polvere, della neve e le ottiche vanno spolverate. Oppure è molto probabile che il calore delle telecamere invogli qualche insetto a fare il nido o qualche ragno a fare la ragnatela proprio davanti all’ottica.
Parametri di scatto
In un time lapse ci sono moltissime variazioni di luminosità: è opportuno, se si usano Dslr o Mirrorless, impiegare il “priority mode” (AV mode), cioè definire manualmente l’apertura del diaframma e lasciare alla macchina la decisione sulla velocità dello shutter.
E’ importantissimo fare il fuoco manualmente e bilanciare correttamente il bianco all’inizio del time lapse. Lasciare questi due parametri in automatico è garanzia di un aumento esponenziale delle ore in post produzione.
Come quasi sempre accade, non solo nei time lapse, è preferibile optare per un set up manuale.
Time lapse con sistemi on line o off line?
E’ il tema critico dei time lapse a lunga durata, come i cantieri: se si opta per sistemi economici, non le Gopro ma camere simili, come Brinno, non si ha accesso alle immagini se non al termine del time lapse. Con tutti i rischi del caso.
Se invece si opta per situazioni più professionali, in remoto, il problema non si pone perchè si può intervenire.
Oltre a poter pubblicare periodicamente l’avanzamento dei lavori. Non è cosa da poco. Il time lapse è uno strumento di promozione
Un cantiere dura mesi, se non anni. E durante un anno le ore di luce variano, i giorni sono più lunghi e poi più corti. E’ evidente che diventa opportuno poter intervenire almeno sull’inizio e sul termine delle sessioni di scatto quotidiane
Allo stesso modo è bene aumentare la frequenza di scatto quando sono previste attività importanti, o più fitte, e diradarle nei momenti inattività
Un tema senza fine e senza risposta: meglio jpg o raw?
E’ una decisione che va presa in funzione delle finalità del progetto.
E le variabili sono quasi le stesse che ci sono per la fotografia tradizionale. Con il Jpg si ha una gamma dinamica minore e un post produzione più snella.
Considerando poi che la maggio parte dei software di compositing non accetta i Raw, si potrebbe optare per il formato più leggero.
Però si perde la possibilità, importante, di poter variare la luminosità di quei 3 o 4 stop in post produzione. Cosa possibile con il Raw. E in un ambito dove, è il caso di dirlo, gli sbalzi di luce sono all’ordine del giorno, non è cosa da poco.